La difficile situazione del produttore in balia del maltempo
“Non esistono più le mezze stagioni”: sembra un luogo comune che si sente spesso ripetere da chi di stagioni ne ha viste passare tante. In realtà non solo non esistono più le mezze stagioni ma le stagioni stesse non sono più un punto di riferimento.
Questo discorso tocca da vicino i produttori del settore ortofrutticolo ed insieme i distributori, la GDO ed i consumatori che scelgono cosa portare sulle proprie tavole.
Quanta importanza assume il fattore climatico per le produzioni ortofrutticole?
Il fattore climatico ha assunto sempre più importanza nella previsione di redditività delle aziende produttive e distributive: l’aumentata frequenza degli eventi di maltempo improvvisi fa sì che le aziende agricole considerino il rischio maltempo in modo diverso rispetto al passato. Prima acquazzoni, grandinate e trombe d’aria erano accadimenti sporadici, ora purtroppo sono diventati eventi normali.
D’altra parte, posta una domanda di mercato data come costante, spetta al distributore, ossia a chi come CE.DI.OR. si occupa di soddisfare le richieste della GDO, cercare di mantenere un equilibrio oggi (spesso) precario.
Se un evento di maltempo distrugge le coltivazioni di pieno campo dell’area basso padana – zucchine, pomodori, cavoli – il distributore deve cercare altrove prodotti simili per qualità e prezzo da poter consegnare alla GDO in modo che questa possa tenere fede alla propria promessa d’offerta.
Le difficili scelte del produttore agricolo del terzo millennio
Il produttore agricolo del terzo millennio deve affrontare scelte difficili. L’evento naturale provoca dei danni che non vengono più risarciti in modo soddisfacente dalle assicurazioni che per contro alzano i massimali per tutelarsi il più possibile.
Gli ingenti investimenti necessari per coprire gli ettari a campo aperto necessiterebbero di una disponibilità da parte delle banche che non sempre corrisponde alle aspettative. Ma questo, si sa, non è argomento facile.
Gli aiuti che arrivano dall’esterno, attraverso i contributi dei fondi destinati alle calamità naturali non sono purtroppo sufficienti.
Il produttore si trova a dover necessariamente ridurre il rischio d’impresa come può e nella maggior parte dei casi questo significa diminuire drasticamente gli ettari coltivati oppure, nella migliore delle ipotesi, intervenire con la costruzione di serre di protezione delle produzioni, fin dove le risorse economiche lo permettono.
Il distributore, nonostante le difficoltà, si fa garante della qualità e della varietà dei prodotti che si trovano nei negozi tutti i giorni.
Sperare in un maggior protezionismo da parte dello Stato, a tutela dei prodotti nazionali ed a scapito dei prodotti d’importazione, sarebbe lecito ma purtroppo è ipotesi ancora lontana.
Forse una soluzione potrebbe arrivare dall’aggregazione dei produttori.
La GDO, da parte sua, potrebbe valorizzare di più le produzioni realizzate nelle zone maggiormente coinvolte dal cambiamento climatico, in modo da rafforzare le capacità di investimento delle aziende produttrici ivi operanti che sarebbero così in condizione di garantire, col tempo, una maggior stabilità alla produzione.
A supporto di tale processo si potrebbe altresì coinvolgere o chiedere il sostegno del consumatore finale attraverso una comunicazione mirata e trasparente.